transizioni

E’ uno dei miei soliti periodi di eclissi,di quelli in cui le parole non vogliono uscire e se ne rimangono ferme in fondo allo stomaco. E’ che la vita è stronza e si diverte a mescolare tutte le carte in tavola. Non ho serenità per via del lavoro, mi alzo ogni mattina col voltastomaco pensando di entrare in quella scuola e di vedere le facce di merda della nuova gestione. Non li tollero. Non li reggo. Non mi piace lavorare in questo modo, non mi piace lavorare per chi non ha stima di me, non mi piace lavorare per chi se ne frega del tuo parere, non mi piace lavorare per chi mi sfrutta e non mi paga. La situazione sta diventando insostenibile. Pensavo si fosse risolto tutto invece devo rimettere ogni cosa in gioco, riconsiderare il trasferimento e dire ciao a tutto quello che avevo costruito in questo momento della mia vita. Qualcuno me lo aveva detto tempo fa, aveva guardato la mia mano e aveva “predetto”: farai sempre scelte di cuore e non di testa. E anche adesso è così. due anni fa avrei fatto i salti di gioia in vista di un trasferimento a Milano, ora no. Ora non voglio. Ho un piccolo e precario equilibrio. Ho i miei ritmi. Ho anche un piccolo porto sicuro in cui rifugiarmi. Ammetto che in questi mesi aver avuto accanto Bio mi ha aiutata parecchio a non perdere il sorriso. In qualche modo c’è, intermittente ma c’è. Ho sempre la solita paura e non mi fido, ma lui c’è. Forse sono io a non esserci. Domenica siamo stati assieme dopo qualche settimana di lontananza fisica. Mi era mancato. Mi era mancata la pelle, averlo addosso. Siamo rimasti a letto abbracciati mentre fuori pioveva a dirotto, a guardare video stupidi al cellulare e ridere come due sedicenni. A me del video non me ne fregava nulla, ma essere lì tra le sue braccia mi ha confortato un po’. Si è addormentato su di me, come se fosse il mio zainetto, abbracciandomi da dietro, e poco dopo sono crollata anche io. Sarei rimasta così tutta la notte. Sono rientrata a casa all’alba, ho dormito giusto un’ora e sono scappata a lavoro, col suo odore ancora addosso anche dopo la doccia. Non va via. Ho paura. Lo dico. Ho paura perché lui fa sembrare tutto facile, io invece non so che pensare. Ho paura ad affezionarmi, ho paura della fregatura ma non posso neppure lasciare che la paura mi impedisca di vivere. Probabilmente il fatto che io stia frequentando qualcuno e mi stia facendo una nuova vita è arrivato alle orecchie di Gin. In questi giorni mi evita, è strano, è distaccato. Non me la sento di colpevolizzarlo, è legittimo, ma non ha senso dal momento che io non ho mai messo il muso durante le sue innumerevoli relazioni dopo di me. Ad ogni modo sentirlo distante mi fa star male.  Solo che questa volta non so come fare per trovare il dialogo. Mi sono arresa. Gli voglio un mondo di bene ma forse è il momento di lasciarlo andare. Dio solo sa quanto ho lottato per lui, quanto a lungo ho resistito per non perderlo, con le unghie e i denti, ma ora no, ora non ho le forze e la motivazione. Andrà come andrà. E io mi faccio piccola. Ancora una volta.

 

 

la vita non è un film

Non scrivo da un po’, un bel po’ ma ho dovuto raccogliere i pensieri.
Passata la tempesta lavorativa col conseguente cambio di gestione e il passaggio ai nuovi proprietari le acque sembrano essersi calmate un po’. Non mi trovo bene, affatto, ma continuo a fare più o meno il mio lavoro (a parte il servizio mensa che detesto).Coi nuovi colleghi convivo, coi vecchi è un guardarsi le spalle. Faccio il mio lavoro nei migliori dei modi, come ho sempre fatto, ma con meno entusiasmo. Del resto io lì dentro sono la traditrice, quella che è ricorsa all’avvocato per far valere i suoi diritti, e grazie al cielo anche, perché se non lo avessi fatto a quest’ora sarei in mezzo ad una strada, sotto al ponte. Ho preso tempo, ho pazientato alle fine le risposte sono arrivate. Ho momentaneamente archiviato la questione trasferimento a Milano che mi ha tormentato per mesi. Al momento non mi muovo, tra qualche mese chissà…Mi godo questo momento di calma apparente almeno sotto al profilo lavorativo, il resto è maremoto. è tsunami interiore, rapide, cascate e naufragi. Lui si sta insinuando sotto pelle e questa cosa mi spaventa. Ho il bisogno carnale di averlo addosso. Non è una questione di sentimenti. E’ una questione di contatto, di sfregamento, di pelle, di odori. Sprofondo il viso sul suo petto enorme, scolpito, da statua greca, ripercorro con le dita tutte le curve delle sue braccia, e continuo per la schiena e sa di maschio, di uomo, disegno il suo contorno con le mie labbra, e poi muoio addosso a lui. Sta diventando una dipendenza…quel corpo è mio e pensare che possa essere profanato da un’altra mi fa diventare scema. Eppure so che non è un’ipotesi neanche tanto lontana… Come finirà? in una grande bolla di sapone, come sempre.
Ma la notizia shock è un’altra. Fritz, il mio ex storico, si sposa. Il prossimo anno, nella mia città di cui è originario, e pensa un po’, non me lo ha neppure detto. In realtà io non so nemmeno che sia fidanzato, ci sentiamo ogni tanto ma non me lo ha mai detto.
come l’ho presa? inizialmente ho riso, ero un po’ sconvolta, ora boh, mi sento in una serie tv surreale, Lui che si sposa. Lui che mi ha mollata perché stava diventando troppo compromettente e impegnativa. Sono felice per lui, gli voglio bene, credo che a lui rimarrà indelebilmente legato il ricordo del giorno più bello della mia vita.
Per questo gliene sono grata. Mi è stato anche vicino in un momento molto buio della mia vita. Comunque rimane un coglione. Pure lui.

e niente, forse scriverò un libro sulla mia vita….magari diventa un best seller,magari vado a vivere a New York…