ricominciare a fluire

Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere
Dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare
E avere la pazienza delle onde di andare e venire
Ricominciare a fluire
scorre la vita, scorre, lenta, veloce, a volte è un déjavu, poi sembra fermarsi, cristallizzarsi e poi ancora esplodi in boati fortissimi.
cado un po’ come le foglie, cercando di rimanere appesa a qualche ramo.
il mese di settembre mi ha fatto toccare vette altissime, lì sospesa nel vento,  e in quell’attimo sembrava quasi di volare così immersi nel vuoto, ma lentamente poi ti ritrovi a scivolare sul pavimento battuto dalla pioggia. Settembre, il pancione della tua migliore amica che sta per dare al mondo la vita, e lo senti scalciare e credi ancora che qualcosa si salvi. settembre e la scuola che ricomincia, il contratto che aspettavi da una vita, quello che ti fa sentire al “sicuro”, settembre e un altro ospedale, cominciare la cura, attendere il responso, capire se dovrò operarmi.
E poi c’è settembre un aereo, il giorno dell’uragano Medicane, il primo del mediterraneo, devastante. Ma io l’uragano lo avevo dentro, in circolo, era il tempo che mi separava dalla mia meta. Un hotel, un’improvvisata, un caffè in un bar di corso Buenos Aires. Lui su quella sedia, non a suo agio, che si guarda intorno sospetto, lui bello come sempre per me. Una passeggiata, due chiacchiere in auto. Sguardi, alito, passanti. Un tizio che ascolta la musica proprio dietro di noi.
Confessioni, cambiamenti, stupore. Ha cambiato lavoro. Non lo sapevo neppure.
E poi la sera, la macchina che ti aspetta, ancora chiacchiere. “Ho fame, andiamo a mangiare”. un locale chic, di fronte una Chiesa che sa di Lourdes. ” Signora si accomodi, le metto un po’ di pelo sulla sedia”.
Un cameriere che si prende cura di noi, ci versa del vino, del buon vino, la prima bottiglia se ne va senza tanti complimenti, guardarsi, parlare, di tutto. come mai prima d’ora. Ariosto, Remarque, Tasso, “niente di nuovo sul fronte occidentale”. Niente di nuovo  davanti a me, infatti ho sempre lo stesso bugiardo. Mi guarda e intanto penso a tutte le sue ex o attuali, mi passa davanti il viso ognuna di loro, ma quelle braccia, quel naso, poi mi fanno dimenticare tutto. Lo stinco, la sazietà. Di cibo non di corpi.. Ridere e fingere di essere una coppia, come crede il gestore il locale. Fingere. Io e te fingiamo sempre. Che vada tutto bene, di stare assieme, di essere liberi. Non fingiamo di essere attratti però, lo siamo. Macchina, un parcheggio, io avvolta attorno al suo braccio come fossi un koala come sempre. Lui attaccato al mio collo, come sempre. Fingere che domani saremo ancora complici. Invece domani io e te non ci sentiremo più per settimane, mesi.
Stare bene una volta ogni tre mesi.  riempire la solitudine coi suoi occhi. annegare poi nella vita reale. SETTIMANE. che passano. Lontani, distanti vicini. E intanto tornano gli spettri del passato. I demoni come li chiami tu. E io tremo. E’il mio incubo da un anno. Dovrò riaffrontarli. Ma questa volta sono preparata.

ricominciare a fluire. Da una menzogna.