tulipani

E’ finito anche marzo, è arrivata anche la primavera o almeno così dicono. Fuori dalla finestra continua a piovere ed è un continuo rincorrersi di nuvole grigie. Si aspetta il sole. I raggi che dischiudono i petali e annunciano i loro profumi. Il calore che ti penetra nel corpo e distribuisce linfa a tutto quello che è ancora sopito. Aspetto pure io. Di buttar via i cappotti, i giubbotti, i piumini. Mi piace camminare scalza e con pochi vestiti addosso.  Nell’attesa della primavera, il mio passatempo preferito è rimanere davanti al vaso dei tulipani piantati in terrazza e vederli crescere. I miei bulbi acquistati in Olanda sono finalmente fioriti. E io mi incanto. Trasportati, curati, innaffiati e ora finalmente davanti ai miei occhi. Io i rapporti umani non li so coltivare, sbaglio i tempi, le parole, le persone, ma con le piante no. Con  le piante faccio capolavori. Loro mettono radici, loro rimangono e non scappano via da me.  Avrei voluto coltivare il mio tulipano in carne e ossa. Invece chissà se esiste. Chissà se lo troverò mai.  In questi giorni ho pensato parecchio. Un sacco di casini. La vendita della casa, gli avvocati, le cause perse, la mia salute che cola a picco. Dovrei andare dritta dal dottore. Lo dico da mesi. Continuo a peggiorare. E io non vado. Ho paura. Che poi lo so che mi dirà. Per questo non voglio andare. Preferisco trovarmi un giorno morta per terra. Non voglio più vedere ospedali.
Sono una catastrofe.
Lo so.
Intanto c’è un mondo che va avanti.
E nel mio mondo c’è ancora lui. Il mio tormento.  Vorrei dare le testate contro il muro. Non lo vedo da mesi. Ci penso. C’è un piccolissimo filo che ci tiene sempre attaccati anche se siamo lontani. Oggi è con lei, con la rossa. Ogni volta che ci penso sono pugni allo stomaco, non dovrebbe essere così. Vallo a spiegare al mio cervello, o al cuore. Io non so più come dirglielo. Qui fanno a cazzotti tutti i giorni.
vorrei il tasto stop. riavvolgere tutto e fermarlo alla prima sera, al momento in cui sono scesa dal bus, con i miei tacchi altissimi e la tutina cortissima. E il profumo. Oggi mi manchi. Non lo so perché. Ti odio. Ok ok. stop Che si mi infilo nel tunnel dei ricordi è un casino.
Non lo so come devo fare con te. Almeno tu fossi un tulipano….

 

È tardi

C’è stato un momento in cui se tu mi avessi chiesto la luna te l’avrei portata. C’è stato un momento in cui esistevi solo tu. Tu e i tuoi occhi scuri e le braccia grandi e quel profumo di maschio. C’è stato un tempo in cui ero tua e non avrei immaginato nessun altro con me. Stasera invece ho visto davanti a me un uomo piccolo. Minuscolo. Mi parlavi e io provavo pena. Ogni volta che dici qualcosa che spacci per vero mi risulta patetico. E Dio solo sa quanto bene ti voglio e ti vorrò. Ma davvero, non riesco più a guardarti con gli occhi innamorati. Ho sempre te davanti con le mani addosso alla ragazzina rossa. Tu che te la scopi in macchina e la riaccompagni a casa. E cazzo mi fa schifo. Mi fa schifo pensare che ieri sera era con lei e stasera mi scrivi come se niente fosse per dirmi che mi pensi. No gin. Non funziona così.  Puoi anche farti mezza città ma te lo sai che prima o poi avrai bisogno di parlare e di essere ascoltato. E io non ci sarò. Avrai davanti una ragazzina coi seni turgidi che si vanta di essere bitch e che ti canta coez. Ecco. E forse ti meriti quello. Il vuoto cosmico. Non riuscirei a guardarti più negli occhi. Io non sono le altre. Non lo sarò mai. Continua pure a desiderarmi. Eri una macchina del sesso. Li conosco i tuoi giochini, li farai anche con lei. E poi pensi a me. schifo. Avresti dovuto abbracciarmi quel giorno in hotel e venirmi a riprendere. Ora no. Ora è tardi Gin.

 

Marzo

Marzo è uno di quei mesi che amo perché è preludio di rinascita. Risveglio. Anche  i rami più secchi e assopiti prendono vita. Timide gemme presto diventeranno fiori audaci e variopinti. La natura che scorre, il calore che si spande. Linfa. Mi piace pensare di essere come un arbusto e questo è il tempo giusto per tornare ad essere rigoglioso . Nuove fronde, più forti e verdi di prima. Nuovo profumo. C’è un fuoco dentro che arde e che vuole tornare a bruciare.

per ogni fine c’è un nuovo inizio

Sorseggio un tè mentre provo a buttare due righe. Detox. Davvero potesse fare ciò che promette. Depurarmi da tutti. Da tutto. E’ arrivato marzo, l’Italia è sotto la neve e qui sono 22 gradi. Vivo in un modo a parte. Climaticamente, morfologicamente, sociologicamente. E io sono un pianeta ancora più lontano. Aspetto che si avvicini qualcuno. Magari un piccolo principe con la sciarpa rossa e una volpe per amica. Ieri sera mi è piombata addosso una notizia sconvolgente, di quelle che speri ma poi quando arriva capisci che in fondo speravi accadesse il contrario. Nei prossimi giorni potrebbe ricambiare di nuovo tutto. Non oso immaginare cosa voglia dire. Non lo voglio neppure pensare. Ricominciare. Una nuova vita. Come asfaltare 35 anni della mia vita e dire addio all’ultimo legame che mi tiene attaccata a mio padre. Non sono pronta a vendere quella casa. Ci sento ancora il suo profumo, I suoi passi, le doghe del divano che scricchiolano mentre guarda la tv, l’armadio ancora pieno dei suoi vestiti. Le sue tazze, le sue pantofole, i suoi quadri.  Mi torna in mente tutta l’infanzia e la spensieratezza. Ho sognato mio padre qualche tempo fa, non accade mai. Mi diceva di tornare a vivere li. Non voglio andarmene via.  Sono costretta.  Devo scegliere tra i ricordi, il nido o salvare il culo della mia famiglia. Mi costa. Una nuova casa. Dove? e che cosa mi rappresenterà?  Che casa è senza che ci sia un passato. Ok c’è un futuro. Ma non sarà lo stesso. Mi sembra come se si usurpasse tutto.  Buonsenso. Malinconia.
Sempre tutto difficile.
sempre da lottare. Non so che augurarmi.