estate

Sono tornate le giornate roventi, la mia calda amata estate a ricordarmi che esiste una stagione del cuore in cui la vita arde. Il sole sulla pelle riaccende tutta quella linfa che scorre lentamente durante i mesi invernali, come un ghiacciaio che comincia a zampillare con l’arsura. Mi sento viva in sti giorni, nel bene e nel male. Viva perché i dispiaceri lavorativi mi tengono sveglia, “che ne sarà di me, dei miei bambini, della scuola, dei progetti?”. Viva, perché il sole mi fa sentire me, al 100% dentro un abito leggero, con le spalle scoperte e i capelli sciolti.
Tutto intorno a me va a rotoli, perfino il quotidiano condiviso con la mia famiglia, eppure sento la forza aumentare, spingermi ancora a non mollare. Che tanto passerò un’altra estate senza soldi, ma almeno ho il mare con cui consolarmi, sempre che il maltempo di sti mesi mi dia tregua.
In compenso ho fatto scorta di abbracci. Ho un uomo dalle braccia enormi ad abbracciarmi, e mi stringe forte, con le braccia e con le gambe, è una specie di incastro perfetto a cui sfugge solo il cuore, che tengo debitamente ibernato per evitare illusioni. L’altra sera mentre gli dormivo addosso mi accarezzava il viso. Io alle carezze non ci sono abituata. Non ne ho mai ricevute e questo gesto, a me estraneo, mi ha spiazzato. Quando lui mi dorme accanto, io sono serena. E’ uno dei pochi momenti in cui mi dimentico del resto. Solo il mare mi trasmette la stessa sensazione. Mi calma. Ieri mi ha scritto che io sono un sogno, che non sembro vera. E siccome io sono sempre io, non ci credo nemmeno se me lo certifica tramite notaio. Ci sono un sacco di cose che vorrei scrivere sull’altra sera ma le tengo per me, ben custodite. E boh, tutto ciò che so è che non abbasso mai la guardia, aspetto il calcio dopo la carezza e sono pronta a restituirglielo.